Premio discografico 2015
Giuria:
Lothar Brandt, Zurigo; Rémy Franck, Lussemburgo; Götz Thieme, Stoccarda; Thomas Schulz, Monaco;
Presidente: Attila Csampai, Monaco;
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Categoria A (riedizioni)
Gustav Mahler: Sinfonia n. 5 , Kindertotenlieder
Brigitte Fassbaender, mezzosoprano
NDR Sinfonieorchester
Direttore: Klaus Tennstedt
Registrazione dal vivo: Amburgo, 19 maggio 1980 (Sinfonia n.5);
Kiel, 11 novembre 1980 (Kindertotenlieder)
Profil Hänssler DCD PH13058/ Naxos (2CD) prima pubblicazione su CD
Questa prima incisione dal vivo autorizzata di un concerto di Amburgo, realizzata il 19 maggio 1980, richiama nella sua assolutezza e nel costrutto spigoloso di elementi sconnessi, il trauma che quest’opera di Gustav Mahler doveva aver rappresentato per il mondo musicale di inizio secolo. Klaus Tennstedt non abbellisce nulla, ma riesce comunque a collegare in modo geniale questo abbozzo frastagliato del mondo con l’orchestra sinfonica della NDR, meravigliosamente disposta. Tennstedt si dimostra all’altezza delle sue forze fisico-psichiche ed è questo il motivo per cui questa incisione dal vivo è preferibile alle altre incisioni realizzate della sinfonia in do diesis minore. Contrariamente a Leonard Bernstein, al quale veniva spesso paragonato, Tennstedt non si perde in maniera tanto incosciente nelle parti belle o espansive o esaltate, ma contiene l’opera con accenti forti e precipitose cascate di suoni in una figura timbrica radicale: un ottovolante cupa di percezioni ed episodi. Nei “Kindertotenlieder“ diretti da Tennstedt nel castello di Kiel cinque mesi più tardi con altrettanta intensità, spicca la solista Brigitte Fassbaender, grandiosamente immersa nei versi di Rückert. Anche questo un documento a conferma dell’altissimo livello dell’eminente direttore mahleriano.
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Categoria B (Nuove pubblicazioni)
Gustav Mahler: Sinfonia n. 9
Budapest Festival Orchestra
Direttore: Iván Fischer
Incisione: Budapest, dicembre 2013
Channel Classics CCS SA 36115/New Arts International
(Hybrid-SACD)
Già nelle prime opere del suo esemplare ciclo mahleriano di Budapest, Iván Fischer ha saputo avvolgere la massima precisione e cultura sonora in una bellezza tragica del tutto particolare, facendo risplendere i messaggi rivolti da Mahler all’umanità come appelli di cuore profondamente ispirati, come sensibilissimi manifesti lirici e non tanto come scompigliati drammi sinfonici.Nella Nona appena presentata, un’opera dal doloroso addio, questo programma spirituale interiore sembra delinearsi in maniera coerente. Infatti, la Budapest Festival Orchestra, fantasticamente disposta e timbricamente omogenea, non fatica a rappresentare, oltre alla trasparenza snella e alla cura del dettaglio, anche la grande linea lirica e complessità interna della frastagliata opera come intreccio narrativo suggestivo e forzatamente logico, senza far mai deviare l’atmosfera dell’addio, sempre pacata e cromaticamente smorzata, verso toni patetici o sentimentali. Nelle sue brevi parole di saluto Fischer definisce la Nona contemporaneamente “commovente” e “molto avanguardistica”, e riesce qui a creare con una sensibilità “cacanica” quasi idiomatica, proprio questa dialettica di una modernità visionaria filtrata attraverso l’esperienza di vita personale di Mahler: nell’Adagio finale questo grande “sogno” sinfonico si addensa per diventare un appello all’Amore infinitamente triste, inviolabilmente bello e dolorosamente pacato.
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Premio speciale
Gustav Mahler: Sinfonia n. 4 sol maggiore (arrangiamento di Erwin Stein per ensemble da camera)
Christiane Oelze, soprano
Festival Ensemble Spannungen
Registrazione dal vivo: Heimbach, Wasserkraftwerk, 10 giugno 2014
AVI-Music 8553334/harmonia mundi (CD).
Gustav Mahler definì la sua Quarta una “umoresca sinfonica” e parlava della “serenità di un mondo superiore, per noi estraneo, che possiede qualcosa di spaventoso e orrendo”. Certamente, di tutto ciò nelle esecuzioni odierne si percepisce ben poco, dal momento che Mahler da ormai tanto tempo è stato ridotto a un “classico”. Nell’ambito del Festival musicale tedesco “Spannungen”, nel giugno 2014 un Ensemble di composizione eterogenea ha splendidamente rivitalizzato, sotto la direzione di Christian Tetzlaff, lo spirito originario dell’opera in un adattamento per orchestra da salotto di Erwin Stein.
Questa versione da camera per 12 strumentalisti realizzata nel 1921aveva lo scopo di rendere la musica, allora disprezzata dalle grandi orchestre, accessibile ad una cerchia di appassionati, quantomeno in forma ridotta. Gli esperti in materia riscontreranno qualche sorpresa nell’incisione dal vivo oltremodo pregnante, cacanica, ardita e voluttuosa, realizzata dal Festival-Ensembles con organico illustre, soprattutto in riferimento alla polifonia raffinata di Mahler che ora si evince in modo estremamente netto, quasi ostentato. Nel secondo movimento infatti si percepisce appieno come “la morte suoni alla danza”, e anche nell’enigmatica parte finale del Lied, Christiane Oelze si attiene esattamente a quanto da Mahler voluto, per riprendere un’espressione infantile e allegra. Qui emerge finalmente il messaggio sovversivo dell’ambigua sinfonia.